CREW ( reprise )

La ciurma. La carta. Le righe. Lo spirito degli oulipiani.
Il nostro è un fare molto artigianale, manuale. Assembliamo righe di carta secondo strutture matematiche, successioni numeriche, regole combinatorie come le disposizioni, le permutazioni, le combinazioni. Seguiamo Queneau, Le Lionnais, Calvino, Perec e gli altri utilizzando la matematica nelle nostre ricerche visuali.

Attualmente il nostro obbiettivo è di realizzare opere di piccole dimensioni fortemente strutturate, utilizzando esclusivamente cartoncini colorati e colla.
La domanda si impone: perché la matematica, perché scegliere dei limiti, delle gabbie, dei labirinti matematici?
Potrebbe sembrare solo un gioco intellettualistico, un divertissement. In verità siamo convinti che scegliere una struttura sia simile a porre un problema la cui soluzione è l’opera. La soluzione del problema è quella sequenza di strisce colorate, di diverse larghezze, che realizza e rende concreto il processo. Anzi, per essere precisi, è una delle soluzioni possibili. Non la miglior soluzione. Quella che prende corpo sotto i nostri occhi, non è né più bella né meno bella di ogni altra. Il vincolo si pone come una domanda, la configurazione visuale che risulta alla fine è la risposta, una delle quasi infinite possibili risposte. Non c’è nessun virtuosismo, chiunque lo può fare. Ecco perché rimane la dimensione ludica, ma non l’intellettualismo.

Sono lo stupore e la meraviglia che ci ripagano, non la perfezione del gesto. In mezzo a triliardi di possibilità, triliardi di potenziali forme, ne vediamo attuarsi una, che virtualmente rappresenta tutte le altre che sono lì, presenti in potenza. È la stessa situazione in cui si trova uno scultore che ha di fronte a sé un grande parallelepipedo di marmo. Può trarne infinite sculture. Tutte diverse. Il masso di marmo le contiene in potenza, sono tutte lì che chiedono di essere attuate, rese visibili. Sarà lo scultore a dar vita a quell’unica forma, a quella statua al posto di tutte le altre. E anche la sua opera non sarà necessariamente la più bella.

La nostra ricerca si muove quindi in due direzioni. Una che individua strutture nuove. La ricerca matematica. L’altra che risolve i problemi pratici che si presentano via via che la tecnica si affina, allargando gli orizzonti di possibilità. Siamo passati da semplici schemi combinatori alle successioni di Collatz e di Queneau. Tecnicamente da opere bidimensionali a piccole sculture.

Renzo Piano, a proposito del bisogno di limiti e regole, ha dichiarato che tra un foglio bianco e uno a quadretti, “preferisco senza dubbio un foglio a quadretti. Con l’età mi sono abituato anche al foglio bianco, ma ci faccio subito i quadretti. Il foglio bianco è la metafora del campo libero, la libertà totale, ma nel lavoro creativo non è vero che la totale libertà aiuti. Aiuta invece avere dei limiti, delle regole. Questo avviene in tutte le arti, anche in musica. C’è sempre qualcosa di geometrico, di preciso. Si parte da una regola: casomai poi ti diverti anche a sovvertirla, ma hai bisogno di seguirne i limiti. Io lavoro molto con gli scienziati e lavorano sempre alla stessa maniera: lavorano sempre su degli angoli molto stretti e la libertà se la tolgono essi stessi, salvo poi ricominciare da capo quando si accorgono di aver sbagliato”.